27 marzo 2007

IL TURISMO ITALIANO FUORI MERCATO

LIVORNO. L’Italia è numericamente una potenza turistica, ma ha servizi mediocri e sta perdendo colpi nella classifica mondiale della competitività in campo turistico resa nota dal World economic forum, lo stesso che organizza il summit mondiale sull´economia a Davos. Al top del rapporto qualità prezzo del travel & tourism (T&T) troviamo una sorprendente Svizzera, seguita da due altri paesi di lingua tedesca: Austria e Germania. Tre tra i paesi più ricchi del mondo che probabilmente devono questa classifica anche agli alti redditi interni, oltre che ad un elevato standard qualitativo delle attività e dei servizi turistici. Islanda, Usa, Hong Kong, Canada, Singapore, Lussemburgo e Gran Bretagna completano la lista dei primi 10.«Il nostro studio non è un concorso di bellezza, o una dichiarazione sulle attrattive circa di un Paese – spiega Jennifer Blanke, Senior Economist of the World Economic Forum’s Global Competitiveness Network. Al contrario, miriamo a misurare i fattori che rendono i singoli Paesi attraenti per sviluppare l´industria turistica ed i viaggi. I primi posti di Svizzera, Austria, Germania, Hong Kong e Singapore dimostrano l´importanza del business di appoggio e di strutture regolatrici, accoppiate ad infrastrutture turistiche e dei trasporti di livello mondiale e ad un impegno per consolidare le risorse naturali ed umane e per la promozione dell´ambiente che è un’attrattiva per viaggi e turismo». La classifica si basa sugli arrivi e sull’indice competitività turistica (Ttci) per 124 paesi, escludendo così un’ottantina di Stati che non sono stati nemmeno presi in considerazione, e combina i dati di istituzioni internazionali, esperti e i risultati di sondaggi di opinione. Il Ttci misura i fattori e le politiche che rendono attraenti i diversi paesi per sviluppare il settore di T&T ed è composto da 13 voci: Norme politiche e regolamenti; regolamenti ambientali; salute e sicurezza; medicina e igiene del lavoro; priorità di viaggi e turismo; infrastrutture del trasporto aereo; infrastrutture del trasporto terrestre; infrastrutture turistiche; informazioni ed infrastrutture tecnologiche di comunicazione; competitività dei prezzi; capitale umano; percezione nazionale del turismo; risorse naturali e culturaliA quanto pare il livello di qualità e competitività turistica è inversamente proporzionale alla povertà del paese: ultimo in classifica è il Chad, dove il turista più che trovare servizi di qualità rischia di essere rapito da una qualche fazione guerrigliera dell’infinita guerra civile.Un assunto che sembra confermato dalla presenza davanti all’Italia di paesi pieni di petrodollari come Norvegia e Emirati arabi che puntano su due tipi di turismo diversi: uno sulle bellezze naturalistiche dei fiordi e dell’Artico, l’altro sul turismo delle zone franche e del consumismo di lusso, dei grandi alberghi su isole artificiali. E anche il turismo di due città-stato come Hong Kong e Singapore ha certamente poco a che fare con l’offerta di storia, arte, paesaggi, natura e cultura che offre la vecchia Europa mediterranea. Così come dalla classifica sembra essere completamente ignorato il turismo delle seconde case e degli agriturismi che in Italia ha una fortissima incidenza.Ma il confronto ricchi/poveri non spiega il fenomeno Italia, visto che siamo superati anche da piccoli paesi non certo ricchissimi come Israele e la postsovietica Estonia.L’Italia pare fortemente penalizzata da una scarsa competitività dei prezzi, da un mercato del lavoro poco flessibile (114esima posizione) - che non si capisce però come possa essere spinto oltre in un settore contraddistinto da una fortissima stagionalità - da manodopera poco qualificata (98esimo posto) e dalla marginalità del settore nelle politiche pubbliche. Inoltre per il World Economic Forum la tassazione sarebbe troppo alta (120esimo posto) e «la competitività del paese è limitata da diversi punti di debolezza tra i quali spicca il fatto che l´Italia non incoraggia a sufficienza gli investimenti dall´estero». Scarsa l’attenzione politica per il settore (60esimo posto) e la nostra legislazione è considerata troppo vincolante per gli stranieri (70° posto), ma questo fa a pugni con il primato della Svizzera dove in alcune aree turistiche agli stranieri è addirittura proibito acquistare e costruire. Ma il vero tallone d’achille del turismo italiano e tutto delle imprese: i prezzi sono troppo alti per la qualità offerta: siamo al 116° posto su 124, peggio del carissimo dal Giappone (107), ma anche qualche gradino sotto ai nostri principali competitori mediterranei: Spagna (105), Turchia (86), Croazia (96) Tunisia (23) Egitto (5). Non va bene nemmeno per gli interventi pubblici per favorire il turismo sostenibile dove sprofondiamo al 116esimo posto. A salvarci sarebbero solo il turismo storico-culturale e il primato del nostro paese che comprende 45 siti Unisco patrimonio dell´umanità, l’igiene, dove siamo al quinto posto, e le infrastrutture turistiche vere e proprie dove siamo all’ottavo posto all’inseguimento di Austria, Spagna. Usa e Cipro.

fonte: greenreport.it

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